.:. piccolo corso di fotografia e tecnica fotografica .:.

sí, scattare...

Devi fare un viaggio o devi partecipare ad un evento importante, sfogli sbrigativamente qualche depliant pubblicitario, entri in un supermarket o, più qualitativamente, in un negozio di fotografia, ti fai consigliare dal commesso spiegandogli le tue esigenze e mediando sul budget di spesa e, alla fine, porti a casa la tua nuova macchina fotografica.
Ora si tratta di far funzionare quello strano oggetto, non particolarmente amichevole, ma descritto come 'molto facile da usare', al limite basta premere (con una pausa intermedia...) un pulsante che fa tutto in automatico, ed ecco il tuo bel ricordo impresso da qualche parte pronto per essere visualizzato o stampato in molti modi e in molte copie.

Una rapida sbirciata al manualetto d'istruzioni della 'macchinetta', qualche prova tra i menù sempre più complessi delle impostazioni della 'macchinetta', ma sostanzialmente è importante il risultato, cioè che faccia 'belle foto'.
Cosa sempre più facile con la tecnologia digitale, poco importa della cultura fotografica, intrisa di ottica e chimica dei tempi andati, quella è roba da collezionisti e amatori.
Solo qualche rammarico per alcune foto sbagliate, più per distrazione o per errori della 'macchinetta' che non ce l'ha fatta a catturare quello che gli occhi hanno visto.

Tanto e subito!

La prima esercitazione da compiere per diventare 'fotografo'
  • l'immagine da realizzare (foto) deve stare nella mia testa
  • mi esercito nel fotografare senza macchina fotografica
  • in ogni situazione della giornata e del luogo, mi esercito nel 'vedere fotograficamente' pensando di riprendere quella situazione, senza macchina fotografica, solo nella mia mente
  • cerco le inquadrature, per esempio avvalendomi di un foglio di carta con un buco rettangolare in centro (circa 3x5 cm) allontanandolo o avvicinandolo all'occhio in modo da simulare l'effetto zoom di teleobiettivo o di grandangolare
  • poi guardo con molta attenzione le foto pubblicitarie delle riviste patinate, cerco di individuare il soggetto (escludendo il vero soggetto che è l'informazione pubblicitaria) e la sua posizione, la posizione delle luci, sfondo, elementi accessiori che rafforzano il soggetto, come sono stati trattati i colori o il bianco/nero
  • devo pensare all'inquadratura, chiusa dentro l'area del fotogramma, non come a un buco da cui 'rubare' parte del panorama o dell'ambiente circostante, bensí come ad una tela di un pittore dove collocare gli elementi compositivi che fanno esaltare il soggetto che mi ero prefisso di ritrarre, una specie di 'sintesi additiva' in senso comunicativo, sintesi perché composizione di elementi essenziali
  • anche solo far vedere ad altri un luogo è una azione comunicativa, il punto di arrivo di un progetto che si ottiene con un processo di astrazione, di estrazione e sfrondamento dal 'rumore' del soggetto
  • più ricca di elementi è una inquadratura e minore è la sua forza comunicativa, procedendo per 'sintesi sottrattiva' (in senso comunicativo) meno sono gli elementi compositivi e più il messaggio si rafforza e prende corpo, fino all'estremo di pochi elementi puri in scala di grigio (bianco/nero), ma si rischia che il messaggio sia illeggibile se non si domina la difficile arte della fotografia

lo scatto evoluto : raggiungere l'obiettivo

Poco, mirato e curato...

Ed entriamo nel campo vero e proprio della fotografia, oltrepassando il confine dell'appunto personale, del ricordo realizzato per mezzo della fotografia, cioè la cattura di quanto abbiamo 'teoricamente' visto.

Emergono le differenze di 'visione' tra occhio e 'obiettivo della macchinetta', uno dei due evidentemente 'interpreta' e 'ragiona', l'altro è obiettivo, ma non chiedetemi quale dei due.

Il soggetto era attraente ed emotivo, la fotografia dovrebbe riprodurlo esattamente com'era.
I problemi sono che certi fattori fisici sono irriproducibili, per esempio la fotografia difficilmente compensa e riesce a leggere i dettagli più scuri senza contemporaneamente 'bruciare' le parti molto chiare.
E poi i riflessi indesiderati, tutta colpa dell'obiettivo forse di scarsa qualità?
Ma i fili della luce proprio non li avevo notati.
Non posso certo dar la colpa all'attrezzatura se l'espressione è così banale, eppure il soggetto, la mia ragazza con ambizioni di 'velina', mi sembrava interessante ed espressivo.
E quell'oggetto che risaltava benissimo dal vero e che si confonde in mezzo a tanto ciarpame nella foto.
Però per quella foto fantastica del paesaggio mi hanno fatto i complimenti, dicendomi che sembra proprio 'una cartolina'.

La fotografia mi appassiona.
E allora giù con corsi di fotografia dove imparare di messa a fuoco e profondità di campo, di tempi, esposizioni e mossi, di filtri e focali, di sensibilità, pellicole e bilanciamento del bianco.
E arrivano i paroloni magici che fanno tanto 'iniziati', ma che tra soci ci si capisce, quali 'bracketing', che (meglio non dirlo) faccio un po' di foto con impostazioni diverse per vedere quale mi riesce meglio.

Ora ho la reflex da milioni... di pixel e una bella scorta di obiettivi, qualcuno anche blasonato di marca.
Purtroppo c'è sempre l'altra faccia della medaglia, non ho neanche più scuse, le foto 'devono' essere belle.
E sento anche la necessità di fare qualche altro corso 'serio' di PhotoShop o, perché ormai mi sento un 'artigiano', di camera oscura e sviluppi chimici.

Ed ora che internet permette miracoli a costo zero posso pubblicare le mie foto spacciandomi pure per 'fotografo', e non sto certo mentendo considerando la me, anzi la mi-seria che si vede in abbondanza in giro per il mondo virtuale di internet.
Ora posso bussare, in punta di piedi, al mondo esclusivo dei circoli fotografici e ambire di vincere qualche concorso fotografico, anche se è difficile perché giudici, architetti, artisti vari, giornalisti e fotografi affermati sono, giustamente, esigenti e se ne intendono di arte, passi per la puzza sotto il naso ma è un mondo anche quello dei concorsi fotografici.

Ho fatto esperienza, non ho perso inutilmente tempo della mia troppo breve esistenza, e questa è la cosa più importante. Mi sono impegnato, ho lavorato con serietà e concentrazione, questo mi gratifica perché 'ho imparato' qualcosa, un qualcosa che non è solo il piacere e l'emozione di esprimermi con un'arte, ma ho imparato a lavorare e ad impegnarmi.

Restando nel campo della fotografia, tralasciando la filosofia, ora so come raggiungere un risultato, come far esaltare un qualcosa, come valorizzare una espressione.
Si tratta principalmente di una costruzione mentale preventiva, che mi permette di vedere e cercare il risultato voluto, soprattutto esaltare l'aspetto del soggetto da valorizzare.

Ma ho raggiunto un obiettivo?
La mia fotografia dona, a me e ad altri, delle emozioni oppure racconta di qualcosa?
Sarà sufficente, visto che devo confrontarmi con il mondo intero, per poter esprimere e, soprattutto, far capire la mia arte, giusto per non essere un narcisista ma un animale sociale che in qualche modo dona qualcosa agli altri, qualcosa senza il quale dovrei prima o poi pormi il problema di cosa ci sto a fare.

la fotografia come progetto comunicativo

Da 'come fare', a 'come ottenere un risultato', a 'perché fare', ed infine 'dove arrivare'.
Il primo passo per contestualizzare il lavoro, per dargli 'valore aggiunto'.

Il ragionamento, sempre tralasciando la filosofia, si sposta ad individuare a chi è diretto il mio lavoro, alla tematica che affronto, al supporto che sostiene il risultato, alle finalità e al contesto espressivo.
In altre parole dovrò iniziare a pensare ad un 'progetto comunicativo', che ingloba elementi di 'sceneggiatura', 'regia', 'montaggio', 'distribuzione'.
E, forse, il segreto e la cosa più importante è pensare a questo ancor prima, e durante, il lavoro di ripresa fotografica.

Devo pensare al mio target d'utenza se mi occupo di fotografia naturalistica, paesaggistica, sportiva, reportage, ecc.
E' cioè importante modulare lo scatto sul progetto che voglio realizzare, e devo essere coscente dei metodi espressivi.
Contestualizzando, ad esempio, il fatto che la foto sarà adatta ad un concorso fotografico oppure ad una mostra, sarà inserita in un libro (scientifico, fotografico con tante altre foto, turistico con descrizione di itinerari?) oppure in un calendario (per camionisti... o per un banca?), farò un depliantino anche solo per motivi familiari oppure realizzerò una presentazione multimediale pubblica.
E ancora la metterò in un sito web e in che modo e contesto, oppure produrrò delle stampe di grande formato per arredare il salotto di casa.
Voglio dargli una staticità monumentale, come ad esempio i ritratti degli Alinari, oppure ispirarmi ad opere più bizzarre alla Andy Warhol o valorizzare la bellezza e la profondità del paesaggio come gli inarrivabili scatti di Ansel Adams.
Parlo ai giovani con il loro linguaggio frammentato o a coloro che amano provare 'quel sottile senso di vertigine' dell'eleganza che l'arte offre, oppure ancora devo semplicemente far vedere dei luoghi in un contesto descrittivo di itinerari?

Con queste premesse inizio a capire che non ha senso parlare di foto 'più bella' in senso assoluto.
Ed anche che una foto non va bene per tutte le stagioni.

artisti e artigiani - dalla teoria alla pratica

Artisti si nasce, ma senza l'olio di gomito l'arte resta inespressa.
Artigiani lo si diventa, ma senza l'olio di gomito si improvvisa e male.

Partiamo da casi pratici e programmo le fasi del mio 'progetto comunicativo'.

Dolomiti, via Micheluzzi al Piz Ciavazes

esercizio n.1

La naturalistico-paesaggistica è la più difficile tra tutte le tematiche della fotografia, tuttavia per i nostri scopi didattici e di allenamento ci facilita molte cose ed è più semplice da spiegare e teorizzare.
Inoltriamoci in questo campo proprio per sviluppare le capacità artigianali con un esercizio già molto impegnativo.
  • progetto comunicativo : resoconto di una escursione con alcuni amici in un luogo naturalistico
  • risultato atteso : un depliant stampato che racconti la nostra escursione, da far vedere agli amici degli amici
passo-passo come mi muovo
  1. la 'location' : è già una operazione culturale, devo informarmi su cosa andare a vedere e magari di un minimo di storia, e poi ci sono già stato o non conosco nulla di quel posto, oppure ancora mi farà da guida uno degli amici?
  2. il percorso : posso optare per un casuale da... ...a, però è opportuno un minimo di studio sulle carte, anche per non rischiare di saltare posti fondamentali
  3. gli amici : beh, la prima cosa sarebbe da chiedersi se sia meglio andar da soli, per fotografare infatti serve concentrazione e pazienza, l'esercizio prevede 'appositamente' gli amici e allora li avviso o no di questo mio lavoretto, li informo che dovranno aver pazienza ed adattarsi ai miei ritmi oppure mi sento sicuro dei miei mezzi e punto su foto più 'al volo' esaltando la freschezza e l'improvvisazione del momento?
  4. quando : e qui entriamo già nel campo della fotografia vera e propria, se mi prefiggo di raccontare di un tramonto, l'orario e il tempo sono vincolanti
  5. i mezzi tecnici : è una passeggiata a piedi, quanto lunga e dura, posso contare su assistenti (chi fa escursioni serie in montagna capisce immediatamente il problema di portare un grosso cavalletto, obiettivi pesanti ed anche vivande ed indumenti per tutte le situazioni), oppure una escursione in mountain bike e in questo caso perché non optare per una "compattina" da tasca
  6. la 'macchinetta' : non costruiamoci preconcetti, non sempre 'il meglio' è il più adatto, a volte può essere più utile una compattina, mi viene alla mente quando, molti anni fa, sulla via "Micheluzzi" (Piz Ciavazes al Sella), proprio sul traverso sotto gli enormi strapiombi, ho fatto delle foto tenendo la mia Rollei 35 coi denti (vedi foto sopra)
  7. che linea compositiva tengo : per un discorso articolato è importantissimo decidere che 'taglio' dare al lavoro, non si tratta solo di fare foto in verticale o in orizzontale (questo lo decido al momento immaginando quel soggetto in quella pagina specifica e con quella didascalia), ma di 'tono', scanzonato, ironico, serio, professionale, formale, ecc..., in modo da mantenere la coerenza progettuale
  8. finalmente si cammina : anche nel caso i miei amici non sappiano nulla di questi miei intenti (situazione molto difficile in cui devo adattarmi ai loro ritmi e al loro spirito), devo mantenere la testa "da fotografo", calma, concentrazione ed occhio vispo e svelto, pronto a cogliere quelle situazioni, quei momenti, quei luoghi che risulteranno fondamentali nel dare consistenza al mio progetto
  9. cosa fotografare : non è sufficente riprendere i luoghi fondamentali dell'escursione, servono riprese anche sui cartelli segnaletici e descrittivi (promemoria e tesori preziosissimi poi nel ricostruire l'escursione ed anche per integrare il discorso descrittivo nel depliant), ma soprattutto servono scatti di elementi che permettano di valorizzare e far comprendere il discorso, chiaro che la montagna sullo sfondo è fondamentale per 'localizzare' la 'location', ma servono anche altri elementi - il sentiero, un animale, un albero, un oggetto strano, una situazione imprevedibile, le nuvole, il contadino, il pastore, altri escursionisti, ecc. - che rafforzino il racconto o evidenzino, concentrino, sviluppino, che diano un senso alla mia storia
  10. ancora gli amici : l'esercizio prevede che siano i protagonisti della storiella, ma come li riprendo - classica foto ricordo piazzati in mezzo ad uno sfondo quasi coperto ed illegibile, oppure inseriti nel contesto, mentre si avvicinano camminando o da dietro in allontanamento alla volta della montagna, sul terzo a sinistra o a destra, piccolissimi nel grande ambiente, a figura intera, all'americana, o il dettaglio di una mano, di un piede, della faccia, oppure ancora una espressione - e poi ancora, foto 'rubata' o 'posata'
  11. le tecniche di composizione fotografica : qui è il momento di tirare fuori quanto acquisito di esperienza fotografica, è il momento di fotografare finalmente e servono, digeriti e amalgamati nella mia testa, i concetti generali del linguaggio fotografico
  12. finalmente si scatta : ... nulla da dire, è la parte più banale di tutto il lavoro, in situazioni del genere conviene persino il 'tutto automatico' con la sola avvertenza di qualche piccola 'correzione di esposizione'
  13. a casa : dopo aver scaricato le foto faccio, subito, una visualizzazione in anteprima e butto via senza pietà le cose orrende e irrecuperabili, contemporaneamente inizio una prima fase di organizzazione dei gruppi di foto (eventualmente con nomi adatti se non ho preso appunti durante gli scatti)
  14. post-produzione : teoricamente potrebbe persino non servire, per questa esperienza mi basta qualche piccolo ritocco per esempio per togliere qualche sporcizia casualmente depositatasi sul sensore o per mascherare qualche elemento indesiderato sfuggitomi quale un filo della luce, ecc., oppure per correggere leggermente l'esposizione/contrasto o il bilanciamento del bianco, oppure ancora per una 'ritagliatina' che elimini spazi inutili
  15. ancora sulla post-produzione : l'analisi dettagliata della foto con l'ausilio di un programma di fotoritocco corrisponde per certi aspetti al lavoro in camera oscura di una volta, passaggio fondamentale per poter affermare di essere un fotografo 'serio', e quest'aspetto è molto interessante perché mi permette di mettere a nudo errori, sfocature, taglio/inquadrature/composizione e molto altro, mi permette di ragionare con calma sulla qualità della foto
  16. progettazione del depliant : in realtà la scelta deve essere fatta già all'origine, per esempio nel rapporto con cui dovrò scattare le foto (in orizzontale o in verticale) e nel tono del mio discorso
  17. testi e didascalie : problema complessissimo, dovrei imparare come si scrive per questo genere di progetto, mi accontento di un breve testo introduttivo e di didascalie (frasi semplici e concise), ma posso optare per appaltare il lavoro a qualcuno più adatto di me, ma pur sempre sotto la mia regia, a questo scopo studio accuratamente il sito di riferimento "Mestiere di Scrivere"
  18. impaginazione : come lo faccio il depliant, formato A/4 o più piccolo, in verticale o in orizzontale, stampa su entrambe le facciate o solo a destra, le didascalie dove le metto e quale è il font più opportuno, so usare un programma di impaginazione-grafica (es. Scribus), so stampare su file .pdf e al Centro Copie gli va bene o devo portare il documento in un formato particolare, ed anche che qualità voglio raggiungere e che spesa devo affrontare
  19. archiviazione : può sembrare un problema banale, più da informatici che da fotografi, eppure è importante razionalizzare l'archivio fin dall'inizio, se divento un buon fotografo e non so organizzarmi, la faccenda diventa disastrosa, devo anche ricordarmi di salvare in più supporti e metterli in luoghi diversi (dischi fissi, cd-rom, a casa mia, dalla suocera, ecc.)
  20. stampa : vado con il mio file in .pdf in un Centro Copie e faccio stampare un numero congruo di depliants
  21. distribuzione o consegna : il lavoro non finisce quando è finito, ma inizia proprio da questo momento
non finisce qui
  • conclusione : magari la sequenza di foto non sarà artistica però mi è venuto semplice e spontaneo riuscire a fare qualcosa di utile e soprattutto con un senso compiuto se si basava su questo processo progettuale, l'opposto sarebbe stata una serie di foto senza senso e quasi sicuramente non ne avrei scattata nemmeno una un minimo valida
  • esperienza : ho imparato a muovermi con rapidità per cogliere le situazioni più interessanti e a rapportarmi con le persone che diventano i soggetti delle mie foto
  • e adesso : dopo una simile esperienza un progetto simile si adatta, con qualche modifica, anche ad altre interessanti situzioni - un viaggio importante, una cerimonia, un matrimonio, ecc.
Dolomiti, Sass Pordoi

esercizio n.2
  • progetto comunicativo : realizzare una foto singola
  • risultato atteso : una foto in grande formato da appendere nel salotto di casa
passo-passo come mi muovo
  1. premesse : voglio una foto naturalistica, la posa di una modella, un segno grafico da still-life oppure un paesaggio d'architettura ?
  2. pensieri 1 : devo ottenere una foto singola, e in quella foto devo concentrare tutti gli elementi che ne consentano la lettura, ma al tempo stesso esprimano l'emozione che deve colpire chi la guarderà
  3. pensieri 2 : dalla teoria so che meno sono gli elementi presenti nella composizione e più il messaggio diventa forte e chiaro (a meno che non serva da scintilla per trascendere verso altri pensieri), dovrò analizzare gli elementi fondamentali e via via togliere elementi accessori, forse arriverò al bianco e nero togliendo anche il colore se non è elemento focalizzante della foto
  4. riflessione : è una foto singola che regge di vita propria, più 'studiata' e curata di un reportage, non è tuttavia una foto fine a se stessa, devo valutare il contesto dove inserirla (il salotto) e il supporto (la cornice, già da pensare in questa fase) ed anche l'utenza che la vedrà
  5. le tecnologie : tiro fuori dalla borsa le migliori tecnologie che ho a disposizione, indispensabile il cavalletto
  6. lo scatto : che in realtà saranno diversi scatti e la faccenda più interessante del semplice premere il pulsante come all'esercizio precedente, è il momento di mettere in pratica quanto appreso dal manuale della 'macchinetta' e da eventuali corsi di fotografia, serve il 'bracketing' sia dell'esposizione che del bilanciamento del bianco, serve il controllo manuale di tutte le funzioni, non mi sento del tutto sicuro di come sarà la resa espressiva del soggetto e allora farò alcune pose leggermente diverse e con angoli e obiettivi diversi, l'importante è che ogni scatto sia nella mia mente 'lo scatto', quello buono
  7. post-produzione : anche in questo caso, e forse in maniera ancor maggiore, il fotoritocco non dovrebbe esistere, la foto deve stare già nella 'macchinetta', forse indispensabile solo la trasformazione in bianco-nero di una foto comunque già pensata in bianco-nero
  8. stampa : porto il file al negozio di fiducia e dispongo su formato e tipologia (lucida, opaca, ecc.) della stampa
  9. montaggio quadro : la cornice l'ho ordinata dal corniciaio, devo inserire la foto e appendere il quadro, il quadro sta nel salotto e lo guardo da diverse angolazioni e con luci varie, se sono timidamente soddisfatto azzardo la presentazione ufficiale agli amici
conclusioni
  • revisione del progetto e delle fasi di sviluppo : inizia dalla fine dei momenti precedenti, soprattutto considerando seriamente e razionalmente le impressioni degli "utenti" finali
  • esperienza : è questa la parte più importante di questi progetti, passo per passo valutare soprattutto i momenti critici e, alla prossima occasione, fare di meglio
  • ho imparato a fotografare : domanda e conseguente risposta sono retoriche, le ossa e i muscoli si fanno pian piano e gli errori e le delusioni sono il concime per diventare un buon artigiano della fotografia, se poi sono rose... fioriranno
Tutte le fasi sono molto importanti e tutte, invariabilmente, ci insegnano qualcosa. Perfino far stampare il depliant ci farà capire che non è così tutto scontato e ci costringerà a rivedere molte nostre certezze. O quantomeno capire che costa tempo e fatica e quindi ci costringe a razionalizzare ed ottimizzare.

Questa è l'esperienza, pardon "l'olio di gomito".

E questa l'impressione generale del lavoro : lo scatto fotografico, inteso come premere semplicemente il "bottone della macchinetta", non significa nulla e "semo tuti boni a fare 'na foto" (specie al dì de 'ncuò -al giorno d'oggi- con apparecchi automatici molto affidabili), è invece tutto il resto che fa fotografia.

note e approfondimenti