.:. piccolo corso di fotografia e tecnica fotografica .:.

esposizione manuale, esposizione intelligente, esposizione automatica e tematica

Quale l'impostazione migliore per esporre correttamente?
Non facciamoci preconcetti, non vi è una 'formula migliore', dipende!
E' la domanda che è malposta. Dipende dalle condizioni di luce e dalle condizioni operative.

Indubbiamente l'esposizione automatica, in particolare certe impostazioni definite 'intelligenti', risolvono grossi problemi specie per il principiante, un po' come per l'impostazione automatica del bianco, e sono utili anche all'esperto.
Si pensi alle foto di reportage ed anche a quelle di azioni sportive, dove non vi è il tempo di 'ragionare' sul da farsi espositivo. Per la verità nel settore sportivo si usano impostazioni automatiche sui tempi di posa o sull'apertura del diaframma, ma siamo pur sempre nel campo dell'esposizione automatica, sebbene si ragiona preventivamente su quale tempo di scatto serva o se si preferisce cercare la profondità di campo opportuna.

Una metodologia interessante e molto utile anche all'esperto è l'esposizione automatica intelligente, con correzioni manuali in più o in meno, ragiondando sul risultato atteso più o meno sottoesposto/sovraesposto rispetto all'impostazione 'teorica' ottimale.
Naturalmente certe situazioni sono quasi irrisolvibili operando con gli automatismi. Si pensi ai controluce e ai tramonti, allorquando l'esposimentro fa del suo meglio, vale a dire cerca una esposizione media, ma non ottiene quanto immaginiamo nella nostra mente, portando ad un tramonto che sembra da pieno giorno. Ovviamente in questi casi dovremo impostare per forti sottoesposizioni e forti saturazioni e contrasti di colore.

Tuttavia quello che ci preme mettere in evidenza è un altro fatto ben più importante e significativo nella nostra esperienza di composizione fotografica.
Vale a dire che l'esposizione automatica ci risolve sicuramente il 99% delle situazioni in cui si trova ad operare un fotografo amatoriale, però ci 'disabitua' a pensare e ragionare sull'esposizione.
Esporre manualmente, basandoci comunque su strumenti altamente perfezionati e tecnologici quale l'esposimetro integrato nella fotocamera, ci costringe ad operazioni 'molto' più lente e questo permette al cervello di pensare, ragionare, digerire, fare esperienza.
E' uno dei tanti tranelli in cui possiamo cadere.
Gli automatismi e la facilità tecnica del risultato sottraggono 'profondità' al nostro pensiero e questo si riflette direttamente nella qualità, meglio sarebbe dire 'sostanza', del risultato. Porta più facilmente alle banalità. Almeno nei fotografi non particolarmente esperti.

Un consiglio per i principianti che vogliono seriamente imparare.
Fotografate con l'impostazione della fotocamera completamente in manuale.
Solo con una adeguata esperienza in manuale potrete far fronte alla subdola insidia della facilità operativa degli automatismi che abituano al poco spessore operativo del nostro pensiero.
E solo con una importante esperienza operativa in manuale saprete 'domare' adeguatamente gli automatismi, utili allora per concentrarci su altri fronti operativi e compositivi.
Ad esempio, anche in situazioni con luci operativamente facili in cui l'automatismo lavora correttamente, l'esperienza ci permette piccole correzioni 'al volo' come regolare l'apertura per giocare sulla profondità di campo, oppure regolare la velocità dell'otturatore per 'congelare' l'azione, oppure ancora con piccole correzioni di esposizione in modo da saturare o recuperare ombre pur con una esposizione automatica già quasi corretta.
E questo è operativamente molto performante, ma richiede che si conosca in modo smaliziato come la macchina 'ragiona' e quali sono i limiti tecnici dell'esposizione fotografica automatica.

impostare manualmente la temperatura colore per il bilanciamento del bianco

La maggior parte delle fotocamere reflex permette il bilanciamento del bianco tramite impostazione manuale della temperatura colore.
E' una soluzione molto interessante che permette una buonissima regolazione manuale, pur rimanendo molto nel pratico. Con un minimo di esperienza la regolazione manuale tramite impostazione dei gradi di temperatura diviene operazione molto facile e porta a risultati davvero molto performanti.
Basta semplicemente ricordasi alcuni valori, il resto viene dall'esperienza.
Risultati ancor più precisi vengono con la premisurazione manuale tramite utilizzo di un "cartoncino grigio neutro" (o un semplice foglio bianco) da fotografare quale riferimento per settare la macchina,tuttavia l'operazione è più laboriosa e quasi mai (per scopi non professionali) veramente necessaria.
  • 5.000 K (gradi Kelvin) corrisponde al 'bianco puro' teorico in atmosfera 'neutra', che per le nostre abitudini è un bianco un po' "freddino"
  • 5.300 K è il bianco in luce solare diretta 'media', generalmente è la temperatura colore dell'impostazione manuale 'sole' (luce diurna) presente in molte fotocamere compatte e in tutte le reflex, può andar bene in moltissime situazioni, alcune reflex permettono delle piccole variazioni in + o -, tuttavia se è possibile l'impostazione diretta dei gradi Kelvin la cosa diviene ancora più pratica
  • 5.500 K possiamo impostarlo con luce solare molto forte e diretta, per esempio a mezzogiorno, produce un bianco leggermente 'più rosato', più caldo e gradevole
  • 5.700 K possiamo settarlo in montagna (sopra i 1.500 m) in pieno sole, compensa leggermente l'effetto ultravioletto, corrisponde (per chi si ricorda della pellicola) ad applicare un filtro SkyLight o UV (ultravioletto) e porta a produrre immangini pù rosate che compensano l'altrimenti eccessiva dominante bluastra
  • 6.000 K da usare con il cielo leggermente velato oppure in zone ombrose molto luminose, il colore più caldo ravviva i colori e porta ad un bianco meno smorto
  • 6.500 K serve in altissima montagna o con ampie zone di neve e cielo leggermente coperto
  • 7.000 K con il cielo scuro e nuvoloso o in zone d'ombra profonda non rischiarate da luce solare riflessa
  • 8.000 K produce un rosato molto intenso che scalda molto i colori, può essere l'impostazione da usare nel riprendere un tramonto con sfumature di rossi e rosa molto intensi, con l'impostazione automatica o 'sole' si perderebbe l'atmosfera 'tramonto', con le impostazioni speciali automatiche del tipo 'tramonto' (tipiche delle fotocamere economiche) spesso si rischia la 'cilecca' con foto che non riproducono l'atmosfera intensa del tramonto come lo desideriamo nel nostro immaginario
Da notare che quando si parla di dominanti 'calde' o di dominanti 'fredde' ci si riferisce al 'risultato finale' della foto (non fotoritoccata) che sono l'opposto della temperatura colore misurabile nella scena di ripresa.
Più correttamente temperature colore alte (sopra i 6.000 K) producono dominanti bluastre (quindi 'fredde'), mentre sotto i 5.000 K avremo dominanti rosse e calde (riferendoci al 'bianco' teorico neutro).
E' proprio per compensare questo fenomeno che si setta la temperatura del colore (settaggio definito 'bilanciamento' del bianco) con valori alti in Kelvin per aggiungere 'calore' alle situazioni 'fredde' e temperature basse 'fredde' per compensare l'altrimenti troppo caldo (candele, fuoco) tono della scena, in modo da riportare la foto ad una tonalità più bilanciata o neutra, quello che il nostro occhio fa (e molto bene) automaticamente facendoci sempre percepire il 'bianco' di colore 'bianco'.

Compreso questo semplice fenomeno, con un po' di esperienza, possiamo giocare con la temperatura colore impostata manualmente nella fotocamera per ottenere i risultati che ci siamo prefissati, rendendo più calde oppure più fredde le situazioni a seconda del nostro progetto comunicativo.

Solo in alcuni casi con situazioni di luci che continuamente cambiano o in casi molto critici come in notturna o con varie luci artificiali, può essere più pratica l'impostazione automatica.
Teoricamente (ma il meccanismo fa spesso cilecca) l'impostazione automatica del bilanciamento del bianco dovrebbe portare a situazioni senza dominanti di colore, o neutre, ma non sempre questo risultato è quello che vorremmo dalla nostra foto.

Da notare che se mettiamo un filtro SkyLight e usiamo l'impostazione del bianco in automatico, l'effetto del filtro svanisce in quanto l'automatismo considera la 'rosatura' parte integrante della luce proveniente dall'obiettivo.

vedi anche sintesi dei colori, temperatura colore, bilanciamento del bianco manuale

Hdr - High Dynamic Range

Funzionalità del processo di elaborazione che estende la gamma tonale dell'immagine, per compensare le zone molto illuminate con le zone scure.
Prende diverse immagini (bracketing) con le varie esposizioni e le unisce per ottenere una sola immagine direttamente in macchina oppure tramite un programma di fotoritocco.
E' più indicato fare il bracketing sui tempi di esposizione, lasciando la medesima apertura di diaframma, specie per i soggetti vicini, in quanto cambiando il diaframma cambierebbe la profondità di campo dell'immagine, cosa che il programma di elaborazione non è in grado di gestire.
scattare le foto per l'Hdr
  • i soggetti più adatti sono quelli fortemente contrastati : paesaggi, controluce, interni
  • la foto deve essere accuratamente pensata, studiata, progettata
  • bracketing : si devono scattare almeno 3 (ma anche 5 o 7) pose, una con l'esposizione teoricamente giusta, le altre sottoesposte e sovraesposte
  • le foto devono tutte combaciare ed essere tutte perfettamente allineate, indispensabile il cavalletto per scattare la raffica richiesta
  • l'impostazione più adatta è a priorità di apertura diaframma (AV) e lasciare all'automatismo la scelta del tempo di scatto, in modo da avere per tutte le foto la stessa profondità di campo
  • opportuno, ma non indispensabile, invece mettere gli altri settaggi in manuale (tranne l'esposizione) : Iso fisso (più basso possibile), bilanciamento del bianco, messa a fuoco
  • meglio scattare in Raw, anche se è possibile montare la foto Hdr con i fotogrammi scattati in .jpg
post-produzione
  • la prima fase consiste nell'unire, tramite apposito programma, i fotogrammi a formare una unica foto in 'Alta Gamma Dinamica'
  • il risultato ottenuto sarà un fotogramma contenente una enorme quantità di informazioni a 32 bit per canale (red, green, blue), ma praticamente inutilizzabile in quanto monitor e stampanti non sono in grado di visualizzare correttamente le informazioni, probabilmente a video vediamo una foto molto sbiadita
  • trasformazione (o conversione, o sviluppo) dell'immagine a 8 o 16 bit che il programma attua eliminando una serie di informazioni
  • in questo passaggio il programma mantiene parte delle informazioni in base ad alcuni algoritmi matematici che possiamo scegliere e, parzialmente, settare
  • l'operazione è e definita 'tone mapping' e permette la 'magia' di regolare gli effetti più adatti alle nostre esigenze - i due principali algoritimi di tonemapping
    • Mantiuk'06 - esalta contrasti e dettagli, colori poco evidenti, effetto matita
      - Contrast Factor o Fattore di Contrasto - con valori alti agisce diminuendo il contrasto
      - Saturation Factor o Saturazione Colore - valori elevati rafforzano il colore
      - Detail Factor o Fattore Dettagli - valori alti evidenziano i dettagli e aumentano i disturbi
    • Frattal - esalta i colori e la luminosità, introduce disturbi, aloni e solarizzazioni
      - parametro Alpha - regola la luminosità globale dell'immagine
      - parametro Beta - regola il livello di dettaglio
      - Saturation Factor o Saturazione Colore - regola l'intensità del colore
      - Noise Reduction o Riduzione Rumore - regola il parametro nitidezza/disturbi
programmi per il montaggio delle foto Hdr
  • si può provare con Luminance HDR (Open Source, anche in Italiano)
  • lo trovi in sourceforge.net
cascata Paneveggio, foto in Hdr

le insidie della fotografia digitale

Per il fotografo dilettante la fotografia con macchine digitali è una 'manna' rispetto alla fotografia tradizionale su pellicola.
Lo scatto non costa nulla, si può rivedere subito il risultato, si possono fare esperimenti, prove e scattare con diverse impostazioni. Il 'bracketing', sia per l'esposizione che per il bilanciamento del bianco, non è più utopia.
Ed infine rimane sempre il PhotoShop e la post-produzione.

Fin qui tutto bene, le maggiori possibilità aumentano il nostro potenziale espressivo e liberano la fantasia dalla reale limitazione tecnica dell'elevato costo della pellicola.
Tuttavia, parlando in termini di comunicazione e di composizione fotografica, questo fatto nasconde delle sottili insidie dalle quali dobbiano essere coscenti e particolarmente smaliziati.
Dello stesso soggetto faccio tantissime foto, con diverse impostazioni, con varie inquadrature anche di poco differenti, cambio obiettivi e provo tutte le focali disponibili, tanto poi...
Tanto poi qualcuna, per forza di cose, sarà la foto perfetta.

E invece no, mi ritrovo con una cartellata di foto banali e inutili.
Come mai questo fallimento?

Con la pellicola, per non sprecare soldi, ero 'costretto' a pensare e a progettare la foto ed anche a mettere molta concentrazione al momento dello scatto.
Scattando 'a nastro' rischio di attenuare o spappolare la concentrazione e alleggerire l'analisi della composizione, rischio cioè di appannare il mio vedere fotograficamente. E questo, inevitabilmente, conduce a foto banali.

Devo quindi mettere in atto una serie di strategie per sopperire a questa situazione.
La prima cosa, ovviamente, è l'essere coscente di questo pericolo. Poi ogni foto 'deve' essere una foto unica, pensata non scattata.
A maggior ragione ci viene in aiuto la 'progettazione comunicativa', cioè il perché sto scattando questa foto e il dove (supporto) piazzerò la foto.

Il fare tante foto non deve perciò essere una scappatoia per sopperire alle limitazioni della mia capacità, ma una opportunità.

Anche perché vi è subito un ulteriore problema.
Il mini-schermo della macchina, che permette di vedere subito la foto, può anch'esso nascondere insidie la prima delle quali è che le foto, pur sempre piccole e con poca risoluzione, sembrano sempre parecchio più belle rispetto al risultato finale atteso ed anche difficilmente si colgono i micro-mossi.
E', anche qui, importante una buona esperienza per valutare dal mini-schermo la foto e, per l'esposizione, utilizzare il diagramma delle luci.
Lo schermo è d'aiuto soprattutto nel valutare l'equilibrio generale dell'inquadratura e della composizione.

E siamo alla post-produzione con PhotoShop.
Può far miracoli, certamente, quando devo salvare una foto particolarmente importante di una situazione irripetibile.
Tuttavia, se proprio voglio usare il programma, devo pensare al da farsi proprio nel momento in cui sto scattando la foto. Deve cioè essere una somma: scatto + fotoritocco = risultato atteso.
Così fanno i grafici-pubblicitari per dare una 'ripassatina' alle modelle e togliere tutte le imperfezioni.
Nel nostro caso, più modesto, può servire per togliere qualche elemento indesiderato tipo un filo della luce o un cartello che ci era sfuggito durante la ripresa oppure impossibile da evitare, tuttavia devo comportarmi come se i miracoli di PhotoShop non esistessero.
Oppure, come alla formula precedente, devo sfruttare il programma per il valore aggiunto che può darmi. Per esempio, voglio fare una foto in bianco/nero però, principalmente per motivi tecnici, è meglio scattare la foto digitale a colori, possibilmente in formato Raw, senza usare le impostazioni 'speciali' (presenti soprattutto nelle macchine di basso livello) e poi trasformare la foto in bianco/nero con il fotoritocco.
La foto va perciò scattata 'pensandola' in bianco/nero.

fotografare per il web, la tv e le presentazioni multimediali

Ci troviamo di fronte a due ordini di problemi.
Il primo è che la foto verrà notevolmente ridimensionata e 'allegerita' con una buona compressione.
Il secondo riguarda il formato del fotogramma e cioè in verticale (portrait) o orizzontale (landscape).

Partendo da quest'ultimo, notiamo che (generalmente con qualche eccezione particolarissima) il formato degli schermi è in orizzontale. Pertanto se vogliamo riempire lo schermo, o anche pubblicare nel web, le nostre foto dovranno essere tutte in quel formato.
Sono, infatti, bruttissime le presentazioni a video o i montaggi di sequenze di foto da vedere nel dvd in cui vi è una alternanza tra foto in verticale e in orizzontale. Lo stesso problema si pone anche per una visione con videoproiettore.
Anche una foto per una pagina web, sebbene non copra tutto lo schermo, risulta 'stonata' in verticale (come al solito con le dovute eccezioni), è meglio assecondare la linea di forma dello schermo.

Per il web si aggiungono altri problemi, dovuti alla compressione delle foto, che sacrifica enormemente sfumature, contrasti, particolari (oltre ad aggiungervi disturbi tipici).
Non è detto perciò che una bellissima foto stampata sia altrettanto bella nel web, ed anche viceversa.
Da evitare, nel web, foto enormi che oltre a rendere barboso il download della pagina, spesso vengono automaticamente ridimensionate dal brower oppure sono per buona parte fuori dal video, costringendo l'occhio (e il braccio per il faticoso scorrimento dei cursori) ad un tentativo di ricostruire l'immagine nella sua interezza, impossibile da cogliere al primo colpo.

Le considerazioni che possiamo fare sono: la foto va pensata e progettata già in fase di ripresa per lo scopo e per il supporto con cui verrà visualizzata.

Per il web dovranno essere in orizzontale, abbastanza contrastate, senza troppi elementi compositivi e tendenti a disegni grafici.

cavalletto o mano libera / tripod or not tripod this is a problem

Le virtù del cavalletto...
  • si possono eseguire scatti con luce scarsa e relativi tempi lunghi
  • si evita di dover ricorerre ad alti Iso che producono 'grana' (digitale) riducendo la qualità del fotogramma
  • si evita il mosso e, soprattutto, il micromosso pertanto il fotogramma risulta più inciso e di maggiore qualità
  • si possono usare diaframmi molto chiusi, con richiesta di tempi di esposizione lunghi, aumentando la profondità di campo, fondamentale nella macrofotografia
  • permete di concentrarci maggiormente nella composizione nel riquadro del mirino
  • permete effetti particolari come il soggetto in movimento con lo sfondo fermo o, ad esempio, foto di fuochi artificiali, fulmini, ecc.
  • permette di scattare le foto in notturna
  • è utile, se non indispensabile, nello scatto dei singoli fotogrammi di una foto panoramica
e i difetti...
  • un buon cavalletto costa, evitare cose ridicole da supermercato che costano poco ma non valgono nulla
  • il cavalletto pesa, e chi va per lunghe camminate in montagna ne sa qualcosa
  • ingombra, anche solo per una semplice gita ci sono attrezzature e obiettivi da trasportare
  • è laborioso da estendere e nell'attaccarci la macchina
  • cosa forse più rilevante, limita la manovrabilità e la rapidità di movimenti in situazioni 'da cogliere al volo'
In certi casi può essere una soluzione il monopiede, ha in parte i pregi e i difetti del cavalletto e in parte i pregi e difetti di scattare a mano libera.

Scattare a mano libera con le macchine compatte piccole e leggerissime porta spessissimo a risultati tecnici pessimi per la facilità dei cadere nei mossi e micromossi e per la difficoltà d'inquadratura.
Con una reflex il peso della macchina e l'appoggiare il mirino alla fronte diviene un grosso vantaggio.
Poi ci aiutano gli obiettivi stabilizzati, quelli veri, gli ottici, dannosi quelli software.

Importanti sono le abitudini corrette del fotografo, vediamone alcune.
Senza cavalletto, quando possibile cercare di appoggiare la macchina da qualche parte. Per esempio sopra uno steccato, un tavolo oppure anche un muro verticale tenendo una mano come cuscinetto per non rovinare la macchina.
Anche il fotografo può appoggiarsi da qualche parte, come con la schiena addosso ad un muro oppure seduto appoggiando il braccio che tiene la macchina sopra il bracciolo della sedia, o un tavolo, a formare una specie di monopiede.

La posizione corretta di base del fotografo a mano libera sarà: appoggio stabile e sicuro dei piedi e con gambe leggermente divaricate, mano sinistra che sostiene il peso della macchina con le dita che si avvolgono attorno all'obiettivo e il palmo appoggiato all'incirca dove si trova l'attacco del cavalletto, il gomito sinistro il più possibile appoggiato sulla pancia, la mano destra con le dita a tenaglia sull'apposita inpugnatura e con l'indice libero per il pulsante di scatto, il mirino ben appoggiato e premuto (ma non rigidamente) tra occhio e naso.
Poco prima dello scatto un bel respiro e qualche secondo di concentrazione in apnea guardando bene dentro il mirino l'inquadratura, scatto restando in apnea.

fotocamere digitali : foto/video

Le più moderne fotocamere digitali permettono di fotografare e registrare 'metraggi' video. Una macchina del genere può essere una scelta valida, purché possa registrare in 'alta definizione' (per salvaguardare l'investimento, inteso come materiale registrato e non la macchina) e non si pretendano prestazioni 'da film holliwoodiano'.
Potrebbe essere interessante in alcuni campi d'utilizzo, per esempio escursioni in montagna e reportage di viaggio, dove ci sgrava dal trasporto di strumenti specifici.
Non ci occuperemo di composizione e tecnica video/cinematografica, una sola considerazione: la funzione video va utilizzata SEMPRE con la macchina su cavalletto, o con apposite attrezzature per la stabilizzazione (dolly).
Parleremo, invece, della problematica che affligge il fotografo che contemporaneamente si cimenta in registrazioni video.

Pur essendo figli della medesima madre (la pellicola), tra fotografia e cinematografia i padri sono diversi, sono cioè due processi comunicativi profondamente differenti, perfino opposti estremi.
La foto viene esaltata dalla staticità del supporto (stampa, video) che permette all'occhio di 'posare' (guardare a lungo), 'riposare' (fermarsi), 'scrutare' i dettagli, 'interiorizzare', 'meditare' anche per il fatto che il 'ritmo' di queste operazioni è 'libero', viene dal nostro interno. E questo vale anche per le foto che definiamo d'azione.
Il supporto non può 'trasportare' alcuna altra informazione se non quella legata al 'congelamento' della luce di determinato un istante. Naturalmente questo ha una valenza e 'forza' comunicativa molto particolare e specializzata, ovviamente se sappiamo sfruttarla.
Il linguaggio video si appoggia su altri aspetti che, comunemente, definiamo 'multimediali'. Nel senso che vanno sfruttati elementi compositivi di media diversi che lavorano in parallelo, finalizzati ad un progetto comunicativo unitario che definiamo filmato. Non a caso abbiamo la figura del 'regista' che si avvale di figure professionali specifiche.
E in questo il 'ritmo' delle scansioni che facciamo durante la visione è stabilito da chi ha realizzato il filmato.
Cosa sarebbe "C'era una volta il west" senza le musiche di Morricone e senza quei (fantastici) 'movimenti di macchina' che muove dall'interno di una stanza, al tetto della casa, al paesaggio e alle aperture sulla 'Monument' Valley. E poi quei ritratti 'lunghi' (in secondi...) dei protagonisti, quasi delle foto 'di una volta' e tuttavia 'non foto', ma emozioni 'visionarie' che stanno in piedi grazie alla musica e che rafforzano e caratterizzano quella che altrimenti sarebbe una 'storiella' di poco spessore.

In questo scenario come ci comportiamo se proprio vogliamo sfruttare i due mezzi comunicativi lavorando contemporaneamente?
Per fare un paragone mi viene alla mente una gara di Biathlon. Movimento, velocità, tecnica, fiato(ne), dello sci nordico mal si conciliano (se non s'intralciano) con calma, concentrazione estrema, precisione maniacale, sguardo da falco, necessari per usare la carabina.

In una uscita fotografare degnamente e fare delle riprese video decenti diviene operazione davvero difficile e complicatissima.
Se possibile, ovviamente, sarebbe da privilegiare l'uno o l'altro degli aspetti in maniera indipendente. Ma allora per i filmati conviene l'uscita con la sola telecamera, che tuttavia non può fare foto (se non cavolate da buttare), lasciando a casa la fotocamera.
Fa eccezione il caso in cui si voglia un filmato con inserite delle foto che ne rafforzino il messaggio, ma siamo pur sempre nel mondo video perché le foto vanno 'pensate' appositamente per quell'utilizzo specifico.

In pratica, in tutti gli altri casi, dovrò impegnarmi per almeno due 'progetti comunicativi' profondamente diversi, ma da sviluppare in parallelo. Proprio per questo motivo dovrò avvalermi di due progetti molto ben definiti e chiari ancor prima di iniziare il lavoro con le riprese. Questo è, a maggior ragione, il caso dove non si può assolutamente improvvisare.
Ci ritroveremo con delle foto banali e con delle riprese del tutto inutili, vale a dire una vera perdita di tempo.

Parlando di esempi concreti l'utilizzo più valido di una attrezzatura foto/video può essere per una uscita escursionistica.
Un cortometraggio 'vero', pensato da 'regista', con l'azione del muoversi dei protagonisti dai primi passi, alla fatica del camminare, all'emozione nello scoprire i paesaggi, a 'riposo' (video) su dettagli o luoghi caratteristici (fiori, laghetto, nuvole veloci sulla montagna, rifugio) tirando più a lungo l'inquadratura (di qualche secondo), eventualmente rafforzandola con qualche scatto (o anche sequenza di scatti) fotografico studiato appositamente e con lo scopo di rafforzare quella situazione. E poi ancora conclusione con gli 'attori' al caminetto del rifugio o al termine dell'escursione e qualche parola di 'intervista' o di commento. Verrà utilizzato prevalentemente il 'rumore di fondo' registrato direttamente in macchina eventualmente integrato con qualche brano musicale (difficile problema!).
Nel frattempo, se ce ne rimane, tra una scena e l'altra mettiamo nella borsa la 'testa' del regista e agganciamo la 'testa' del fotografo.

Una conclusione spassosa.
Un mio amico, dilettantissimo principiante, ha fatto una ripresa video della moglie e della vecchia suocera, intabarrata come una vecchia befana, ponendole davanti ad un muro bianco nudo, sedute nelle sedie e ferme 'in posa'.
Il tutto per la modica durata di quasi un quarto d'ora!
La sua idea era di fare una 'foto' filmata (non avendo una macchina fotogafica), per 'godersela' nel televisore (per chi ha una certa età già il vedersi in tv fa un certo tono e importanza).
Le due, povere, donne solo dopo un po' hanno iniziato a chiedersi qualcosa e sul da farsi, restando tuttavia immobili e parlottandosi tra di loro tipo ventriloque con appena qualche piccolo movimento delle labbra. L'audio restituiva qualche bisbiglio, ma qualche parola si riusciva a capirla.
Pazzesco! Mano a mano che i minuti passavano la cosa diventava tragicomica nella sua assurdità, alla fine mi stavo seppellendo dalle risate.
Che fosse stato un tentativo di riconcigliare fotografia con cinematografia?

filmati con la tecnica del Time-Lapse

Tecnica di scatto che prevede una lunga sequenza di fotogrammi ad intervallo di tempo definito tra un fotogramma e l'altro, in modo da registrare eventi che si sviluppano lentamente nel tempo.
Quando i singoli fotogrammi vengono riuniti, con un programma di montaggio video a formare un filmato vero e proprio, visualizzato a velocità normale, l'evento si sviluppa in velocità permettendo di cogliere aspetti o suggestioni non elaborabili dalla nostra mente in tempo reale.

Esempi classici usati in questa tecnica sono: lo sbocciare di un fiore, il muoversi delle stelle nella volta celeste, lo sviluppo tumultuoso delle nuvole, ecc. Il campo d'azione principale di questa tecnica è la fotografia naturalistica, tuttavia viene anche molto sfruttata per far vedere in tumultuosa velocità situazioni e luoghi di città o lavorativi.

Richiede attrezzature molto particolari e grandissima esperienza.

Ne riparleremo in futuro su queste pagine, per ora consiglio

note e approfondimenti